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Meditazioni sul Purgatorio
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8° Giorno: PENE PARTICOLARI II
Il Concilio di Trento dice nella Sessione XXV: «Vuole il
Santo Concilio che i Vescovi invigilino perché i fedeli vengano ovunque ammaestrati su la vera dottrina del Purgatorio;
quella dottrina cioè che i Santi Padri ed i Sacri Concilii della
Chiesa hanno sempre insegnato doversi predicare, ritenere,
insegnare, nella Chiesa di Dio. Vuole ancora che predicando
al popolo si evitino le questioni troppo sottili e difficili per la
comune intelligenza: questioni d’altronde che non edificano
né nutrono lo spirito di pietà. Non permettano mai che si asseriscano cose incerte, o che hanno apparenza di falsità, o
servono soltanto a solleticare la curiosità, o promuovere la
superstizione».
Inoltre S. Tommaso d’Aquino afferma: che nel parlare del
Purgatorio occorre seguire quanto è maggiormente consono
alla Sacra Scrittura, ai detti dei Santi, alle rivelazioni che si
sono molte volte avute.
Ora ecco che vi sono molte ragioni che ci fanno prevedere
un giudizio assai rigoroso per certe categorie di persone: A
chi molto fu dato, molto verrà richiesto; al povero sarà fatta
misericordia, ma i potenti potentemente saranno tormentati;
Dio siede ed attende a purificare i leviti e colla essenza del
fuoco li fa colare come l’oro e l’argento.
Nella vita di S. Margherita Alacoque il Cuore di Gesù di
ce dei Sacerdoti queste terribili parole: «Essi mi ispirano ben
poca compassione, poiché io a loro do in terra tante grazie
per acquistarsi il paradiso...».
Ed è chiaro: a molte anime il Signore concede: aiuti e lumi speciali sulla terra; molte grazie per evitare il peccato veniale; molte occasioni e mezzi per soddisfare la pena meritata
sulla terra. La trascuranza sarà punita di pena speciale.
È poi un gran male la tiepidezza nel compiere le cose di
religione: «maledetto colui che compie le opere di Dio con
negligenza»; ne segue che il tiepido dovrà dal purgatorio
sopportare tanta sete del cielo, sospirare tanto a lungo la faccia del Padre che poco ha amato sulla terra. Il Ven. d’Avila,
udendo che un Sacerdote era morto dopo una Messa celebrata, esclamò: «Gran conto, gran conto di quella Messa!».
Un predicatore di molto spirito diceva: «Viviamo, viviamo
da santi, perché il purgatorio delle anime consacrate a Dio è
molto terribile».
Una celebre visione è narrata nella vita di S. Francesca
Romana. Ella vide il purgatorio come diviso in tre regioni
molto vaste.
a) La regione più vicina al cielo: è popolata da anime più sante e da quelle che già si sono purificate nelle altre due parti del purgatorio. Qui le pene sensibili sono quasi nulla: è
il desiderio cocente di essere con Gesù che le purga dalle piccole infedeltà e le abbellisce per il gran convito nuziale con lo sposo celeste. La stessa vicinanza del paradiso ne rende più vivo il desiderio e aumenta la pena e quasi si potrebbe dire che sono più tormentate dal cielo che dal purgatorio.
b) La regione media, dove si trova il massimo numero di anime: qui vi sono le pene che si descrivono ordinariamente quando si parla del purgatorio. La intensità delle pene è tale
che i più pietosi gemiti si odono: ma gemiti rassegnati come quello del martire che volontariamente soffre, ma sente gli strazi che lo tormentano. Soffrono amando e rassegnate, e
quello che più le crucia è il pensiero d’aver disgustato coi loro peccati in vita il nostro buon Padre Celeste.
c) La terza regione è più lontana dal cielo; quasi si direbbe sul confine dell’inferno. Due sorta di anime vi sono colà: i secolari che commisero le maggiori colpe o ritardarono fino
alla morte la loro conversione; e le anime consacrate al Signore. Se per i semplici fedeli certe mancanze sono legge rezze quasi compatibili, in chi è consecrato a Dio invece sono come bestemmie, dice S. Agostino. Chi è così vicino a Dio, occorre sia assai più santo; chi è costituito in posto elevato, facilmente dà scandalo con mancanze anche in sé non
gravi.
Noi non conosciamo né le nostre responsabilità né i nostri
peccati; come possiamo sapere quelle di persone in posizione
così delicata? Come possiamo sapere come le tratterà il Signore? Sono parole di Dio queste: «Avrò misericordia di colui di cui voglio aver misericordia; e farò misericordia a
chi la farò...» [Es 33,19]. Dove risulta chiaro: Dio applica i suffragi e dà il perdono secondo la sua imperscrutabile sapienza e giustizia. «Chi conosce il sentimento di Dio?» [cf.
1Cor 2,11].
S. Agostino dice anche che «chi non ha fatto gran penitenza in questo mondo sarà bruciato nell’altro».
Grave errore! Molti pensano così bene delle anime conse
crate al Signore, che si dispensano dal pregare per esse, dopo
che sono passate all’eternità. «Era così buono! Ora dal cielo
prega per me!» si dice. Stimarli, i nostri morti, è carità; ma è
anche migliore e più sicura cosa pregare per essi.
S. Agostino invece, giunto in età già assai matura, calda
mente insiste presso i lettori che vogliano suffragare l’anima
di sua madre. Eppure egli ce l’aveva rappresentata come una
santa!
Le prime suore che seguirono S. Teresa nella sua vita di
grande penitenza furono molto fervorose. Tuttavia la grande
Santa dice: «Una religiosa di questo monastero, gran serva di
Dio, essendo morta da due giorni, recitandosi per lei l’ufficio
in coro ed io essendo in piedi, vidi la sua anima uscire dal
profondo della terra e salire al cielo...».
Nello stesso monastero, moriva un’altra religiosa, vero
modello di virtù; la sua vita era stata una serie ininterrotta di
ogni patimento, sopportato pazientemente. «Io ero persuasa
[prosegue la Santa] che sarebbe stata liberata da ogni pena;
ma non fu così. Quattro ore dopo la sua morte, mentre si recitava l’ufficio, la vidi uscire dal purgatorio per volarsene al
cielo».
Si racconta di un religioso chiamato “Angelico” dei Frati Minori di Parigi, che passò all’altra vita in età molto avanzata. La sua vita intera e specialmente gli ultimi anni erano
stati di grande edificazione nel Convento: tanto che un confratello credette inutile celebrargli le solite tre Messe di suffragio. Ma ecco che mentre una sera questi era nel giardino
passeggiando, si vede innanzi il defunto frate Angelico: era
di aspetto estremamente mesto e sofferente: «Ma, come, voi
qui? e così triste?». E frate Angelico: «Sono in purgatorio,
dove aspetto le vostre tre Messe per uscirne!». «Ma voi ci avete dati tanti esempi santi, avete fatta tanta penitenza, io vi credevo in paradiso!». «Ohimè! ohimè! – rispose Fra Angeli
co. – Altro è l’occhio dell’uomo, altro l’occhio purissimo di
Dio: il Signore vede le imperfezioni anche nelle azioni più
sante. Se conoscessi come Dio è santo, e come siamo indegni
di mirarlo da vicino in cielo... mi avresti subito celebrate le
Sante Messe!».
Dio stesso ordinò a Mosè: «Scalzati, poiché la terra ove
stai è santa...» [Es 3,5]. Oh! quanto dobbiamo avere il cuore
puro per vedere Dio. «Beati i mondi di cuore, poiché essi vedranno Dio» [Mt 5,8].
PRATICA: Ogni volta che fate la S. Comunione, recitate la preghiera: «Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla santissima vostra presenza prostrato, io vi prego col fervore più vivo a stampare
nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità e di dolore
de’ miei peccati e di proponimento di non più offendervi, mentre io
con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le
vostre cinque Piaghe, cominciando da ciò che disse di voi, o mio
Gesù, il santo Profeta Davide: «Hanno forato le mie mani e i miei
piedi, hanno contato tutte le mie ossa» (Indulgenza plenaria).
GIACULATORIA: Cuore trafitto di Gesù, abbiate pietà di noi e
delle anime sante del Purgatorio.
FRUTTO
Tre sono le cause più comuni per cui un gran numero di anime
dovrà scendere fra le fiamme del purgatorio a compire la peniten
za, rimasta imperfetta prima della morte. Cioè: i peccati commessi
e non ancora del tutto espiati; le opere buone fatte imperfettamen
te; la trascuranza a operare quel bene che si ebbe occasione di
compiere in vita.
Perciò fu approvata una preghiera, stampata su molti manuali di
pietà, composta di tre domande:
«Eterno Divin Padre, io vi offro il Sacro Cuore di Gesù con
tutto il suo amore e con tutti i suoi meriti:
1. per espiare tutti i miei peccati commessi in questo giorno ed
in tutto il tempo di mia vita.
Gloria Patri, ecc.
2. per purificare il bene che ho fatto malamente in questo gior
no ed in tutto il tempo di mia vita.
Gloria Patri, ecc.
3. per supplire alle opere che dovevo fare e che ho trascurato in
questo giorno ed in tutto il tempo di mia vita.
Gloria Patri, ecc.
Si narra di una Suora che comparve dopo morte e disse: «Sono
salva! e non ho toccato le fiamme del purgatorio, perché ogni sera
ho recitato questa offerta. Giorno per giorno ho così pagati i miei
debiti con la Divina Giustizia».
Per i nostri defunti. Del Beato Giacomo Alberione